Giovani del mondo insieme
e Memi Campana.
Grazie a “SaltaMuri” e “Un ponte per…”
a febbraio 2019 a Roma, Pisa e a Cecina è successo qualcosa di speciale. Un incontro con il mondo grazie agli studenti e le studentesse dei nostri licei e del Collegio del Mondo Unito “Robert Bosch”, in Italia per una settimana di progetto.
Abbiamo visto che per i giovani, saltare i muri non è poi così difficile, loro dall’altra parte ci sono cresciuti. Tutti e tutte hanno amici di paesi e culture diverse. Ci siamo ricordati che l’Africa non è una nazione ma un continente, le Bahamas non è soltanto mare e splendide spiagge, la Palestina è una nazione e non una colonia, l’Iraq è ricco di cultura, ha delle splendide città e non è soltanto un paese in macerie devastato dalla guerra. Il futuro in quei giorni aveva colori diversi, vivaci, una società armoniosa nella diversità era reale e non soltanto un sogno da realizzare.
Tutto questo è stato possibile grazie a Amooni dall’Iraq, Dyala dalla Palestina, Peter dalle Bahamas, Tynoe dallo Zimbabwe, Christian dallo Zambia e Asu dal Nepal, studenti presso il Collegio del Mondo Unito https://www.it.uwc.org/ che hanno deciso di organizzare una “project week” in Italia con “Un ponte per…”
In questi collegi, giovani ragazzi e ragazze studiano per due anni imparando a convivere con le diverse culture, a rispettare l’ambiente, a decidere di essere agenti di cambiamento positivo nella società, vengono formati non solo dal punto di vista accademico ma anche da quello umano, culturale, politico, sociale…
E’ stata inoltre una buona occasione per ricordare Giulio Regeni che è stato uno studente di questi collegi, e che anche gli UWC partecipano alla campagna per la verità sul suo caso.
A nome di “Saltamuri. Educazione sconfinata per l’infanzia, i diritti, l’umanità” era presente Memi Campana, segreteria nazionale dell’MCE, che ha rivolto questo saluto:
“Buongiorno ragazzi e ragazze,
mi chiamo Domenico Memi Campana.
Faccio parte dell’MCE, Movimento di Cooperazione Educativa, che è un’associazione di insegnanti e cittadini interessati al mondo della scuola e dell’educazione. E ho fatto il prof di economia politica e diritto, soprattutto costituzionale, fino all’anno scorso.
Mohamed vi ha appena brevemente illustrato l’organizzazione nella quale è impegnato, che si chiama “Un ponte per…”. Nata nel 1991 in occasione della prima guerra del Golfo si propose allora di promuovere solidarietà per il popolo iracheno.
Si chiamava infatti “Un ponte per Baghdad”, poi hanno messo i tre puntini che avete visto nel logo, perché i ponti da costruire per dare sostegno ai popoli colpiti da guerre si sono drammaticamente moltiplicati.
E qui ci inseriamo noi, con il tavolo che abbiamo denominato SaltaMuri e che si propone di mettere insieme il più alto numero possibile di associazioni, gruppi, organizzazioni della società civile, del volontariato, e anche di scuole – infatti siamo oggi qui con voi – per saltare i muri della diffidenza reciproca, della paura della diversità, del timore, sparso incoscientemente a piene mani – anche da personaggi con responsabilità pubbliche – dello smarrimento di identità, che si pretende sia l’effetto della presenza fra noi dei migranti e dei profughi che arrivano in Italia e in Europa.
Il sottotitolo di SaltaMuri dice: Educazione sconfinata per l’infanzia, i diritti, l’umanità.
Voi non siete bambini, naturalmente, ma nella terminologia internazionale con infanzia si fa riferimento a tutti i giovani dalla nascita ai diciotto anni, perciò siete pienamente titolari e protagonisti dei diritti che si intendono promuovere e salvaguardare per voi e con voi.
Il Manifesto del tavolo SaltaMuri, di cui la vostra scuola ha copia e che è a disposizione su www.saltamuri.it, ci ricorda che la convivenza pacifica fra persone e pensieri e idee differenti, anche fortemente contrastanti fra loro è una grande conquista dell’umanità che oltre settant’anni fa uscì dalla guerra più devastante di tutta l’intera sua storia di specie, lunga più di centocinquantamila anni.
In seguito a questo evento epocale si sono discusse, redatte e promulgate le grandi carte internazionali e nazionali, come la Costituzione italiana e la Dichiarazione universale dei diritti umani, entrambe del 1948.
Poiché son vecchio, ho il dovere della memoria perciò vi do una testimonianza diretta.
Proprio cinquant’anni fa, giovane di nemmeno 18 anni, decisi di fare un grande giro per l’Europa, e a giugno, il giorno dopo l’ultimo giorno di scuola, partii.
Uno zaino, una tenda, la chitarra e via, in autostop con un amico, compagno di scuola.
Portavamo con noi un desiderio di conoscenza sconfinato, la voglia di fare incontri, di vedere di persona l’Est comunista. Avevano pochi soldi, una lista segretissima di amici e compagni di Praga, che aveva appena subito l’invasione sovietica, e due lingue a disposizione, francese e inglese, e un piccolo dizionario inglese-tedesco. Abbiamo attraversato sette frontiere: Jugoslavia, Austria, Cecoslovacchia, Germania Est, Germania Ovest, Francia, Svizzera. Abbiamo parlato due lingue e mezzo, e sentite parlarne almeno sei, Ladino svizzero compreso.
Le frontiere erano tutte armate.
Attraversando a piedi i cento metri della “terra di nessuno”, in ogni attraversamento di frontiera, sentivamo puntate sulle nostre schiene e sui nostri petti le mitragliatrici delle rispettive torrette. E nei boschi della Slovacchia vedemmo le sagome dei carri armati. Eravamo sulla linea di faglia dei due poteri globali della “guerra fredda”. L’abbiamo toccata con mano.
Con i ragazzi dell’est e dell’ovest parlavamo di noi come protagonisti della lotta per una Europa di pace, liberata dal peso dei rispettivi blocchi, sovietico e capitalista. Magari unita dall’Atlantico fin agli Urali, fin dove si sarebbe potuto arrivare.
Eravamo determinati a batterci contro la strategia atomica. Parlavamo di futuro. Parlavamo di voi.
Ci dicevamo che i diciassette diciottenni nostri discendenti avrebbero circolato liberamente, avrebbero parlato tutte le lingue, attraversato mille frontiere, riso allegramente dei ruderi delle torrette e dei rottami dei carri armati e delle fusoliere dei missili.
Parlavamo di voi, ragazzi e ragazze.
Vedete dunque che regalo mi state facendo, e vi ringrazio per questa occasione di gioia grande che mi date. Come dicono i vecchi prof ai giovani ragazzi, si capisce veramente il valore dell’aria quando è irrespirabile. Così è per questa meravigliosa libertà che avete di andare tranquillamente per tutt’Europa – quasi, veramente, perché ci sono conflitti, ancora. Take care of it, dear friends. Abbiate cura di questa vostra libertà di uomini e donne, di studenti, di cittadini e cittadine, di progettare il vostro futuro e dargli forma, di parlare con tutti e tutte.
Proprio come farete oggi, con questi nostri giovani amici e amiche che vengono da tutto il mondo, con i quali vi intratterrete questa mattina.
Grazie e buon lavoro.”